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incontinenza urinaria e vescica iperattiva

incontinenza urinaria e vescica iperattiva

L’incontinenza urinaria femminile è una patologia estremamente frequente ed invalidante per la donna. E’ definita come “la manifestazione di una perdita involontaria di urina”. Può verificarsi a seguito di anomalie funzionali delle basse vie urinarie o come esito di altre patologie che tendono a causare perdite in diverse situazioni. Si distinguono diverse forme di incontinenza:

Incontinenza urinaria da sforzoPerdita urina associata a sforzo, fatica, starnuto o colpo tosse
Urgenza menzionaleDesiderio impellente ed improcrastinabile di urinare
Incontinenza da urgenzaperdita involontaria di urina accompagnata, o immediatamente preceduta, da improvvisa, impellente e indifferibile necessità di urinare
NicturiaRisvegli notturni (> 1 volta) x desiderio forte di urinare
Incontinenza urinaria mistaPerdita involontaria di urina associata sia all’urgenza che a sforzo, fatica, starnuto o colpo tosse
Frequenza minzionale(pollachiuria)> 7 atti minzionali nella giornata
Vescica iperattivasi verifica con o senza incontinenza urinaria da urgenza e solitamente associata a frequenza e nicturia. La vescica iperattiva associata a incontinenza urinaria è nota come “vescica iperattiva bagnata”; se non lo è si definisce “vescica iperattiva asciutta

La vescica iperattiva Si tratta di una “sindrome”, termine che sta a significare che l’insieme dei sintomi descritti può essere determinato da cause differenti. Per maggior chiarezza terminologica, infatti, il termine empirico “vescica iperattiva” dovrebbe essere impiegato solo in assenza di una comprovata infezione urinaria o di altre patologie organiche note (tra cui, non di rado, le neoplasie vescicali). Benché poco conosciuta come entità clinica ben definita, la sindrome da vescica iperattiva è al contrario una condizione medica molto diffusa in tutto il mondo, con un importante impatto negativo sulla qualità di vita dei soggetti affetti. La vescica iperattiva è causata da un funzionamento scorretto del muscolo detrusore. Le cause di questo disturbo possono essere le più diverse, molte delle quali ancora ignote, ma tutte farebbero capo all'”interruzione” della via nervosa lungo la quale, a partire dalla corteccia cerebrale, viaggiano gli impulsi che impediscono al muscolo di contrarsi autonomamente durante o al termine del riempimento vescicale. Nella vescica iperattiva avviene la perdita di questo controllo: il presentarsi dello stimolo determina immediatamente la minzione a seguito della contrazione del detrusore. Può trattarsi di una conseguenza diretta di lesioni del midollo spinale e di malattie neurologiche come la sclerosi multipla, il morbo di Parkinson, estese vasculopatie cerebrali (ed è limitatamente a queste situazioni che è corretto utilizzare il termine di “vescica neurologica”). Anche patologie organiche quali infezioni croniche delle vie urinarie, presenza di calcoli o di neoplasie della vescica possono determinare la stessa sintomatologia (nel maschio molto spesso è conseguenza dell’iperplasia prostatica). Tuttavia, nella maggioranza dei casi il disturbo non risulta direttamente ricollegabile ad altre patologie, per cui in numerosi pazienti la “permalosità” del detrusore è determinata da fattori ancora sconosciuti. Per tale motivo sarebbe meglio utilizzare il termine empirico di “vescica iperattiva” in assenza di comprovate infezioni urinarie, di altre patologie organiche o di chiara origine neurologica, riservando a questi ultimi quadri patologici il nome proprio che loro compete (cistite, neoplasia vescicale, vescica neurologica etc…). Sono molti i fattori di rischio che nel tempo sono stati associati alla vescica iperattiva, pur non spiegandone con chiaro nesso fisiopatologico di causa-effetto l’insorgenza della sintomatologia, come nel caso delle patologie organiche sovracitate. Tra questi: l’età, la post-menopausa, l’obesità, la presenza di altri sintomi urinari, le alterazioni funzionali e/o della sfera cognitiva, i rischi occupazionali, l’anamnesi positiva per precedente chirurgia uro-ginecologica, il fumo di sigaretta, l’assunzione di alcuni farmaci, un ritardato controllo della minzione nell’infanzia. E’ importante sottolineare come i sintomi e i segni di vescica iperattiva non consentano di formulare una diagnosi definitiva di iperattività detrusoriale, condizione questa determinata solo da una valutazione urodinamica. Con l’avanzare degli anni, nella donna la capacità e la compliance vescicali tendono a diminuire e nell’uomo si riduce il flusso massimo e aumenta il residuo vescicale post-minzionale. Nell’anziano, inoltre, tendono ad associarsi a tale sindrome condizioni quali la riduzione dell’orientamento spazio-temporale, l’alterata mobilità e i disturbi dell’alvo (soprattutto la stipsi), con conseguenti possibili comorbilità strettamente correlate (cadute e conseguenti fratture, infezioni urinarie ricorrenti secondarie, infezioni cutanee, insonnia e depressione). Una volta effettuata la diagnosi ed escluse patologie organiche rilevanti, il primo trattamento della sindrome da vescica iperattiva deve essere realizzato con interventi comportamentali sullo stile di vita, che comprendono la perdita di peso, la sospensione del fumo, la regolarizzazione della dieta e dell’apporto idrico e la riduzione delle sostanze irritanti per l’urotelio come caffeina e teina. Le opzioni terapeutiche di primo livello sono rappresentate dagli esercizi di riabilitazione del pavimento pelvico, dal training vescicale e dall’uso di prodotti farmacologici. La riabilitazione perineale aiuta a inibire le contrazioni involontarie della vescica, sviluppando contrazioni antagoniste da parte dei muscoli del pavimento pelvico. La tecnica aiuta anche a imparare a sopprimere, o a ignorare, il desiderio di urinare, aumentando gradualmente gli intervalli di tempo tra le minzioni. In presenza di una sospetta diagnosi di sindrome da vescica iperattiva con o senza incontinenza da urgenza, in assenza di residuo vescicale post-minzionale significativo (uguale o superiore ai 100 cc) e di controindicazioni come il glaucoma ad angolo chiuso o la stipsi grave, è lecito iniziare da subito una terapia farmacologica antimuscarinica.Casi particolarmente gravi, resistenti alle terapie di prima linea, possono essere avviati a forme di terapia più invasive, come la neuro-modulazione sacrale e l’applicazione di farmaci endovescicali. Al momento l’impiego di queste terapie è, e deve, essere limitato ai centri di alta specializzazione.

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